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Paola Stuparich
Fare formazione è crescere
Paola Stuparich
Paola Stuparich, direttrice di ENAIP e a capo del partenariato, presenta progettoMare Friuli Venezia Giulia in ogni suo aspetto.
La Regione Friuli Venezia Giulia sta puntando molto sui
Poli Formativi. Questo dedicato allo sviluppo dell'economia del
mare in quale contesto territoriale si inserisce? E quali sono i
suoi punti di forza?
È vero, la nostra Regione sta puntando molto sui Poli formativi.
Lo ha fatto già dal 2006 intervenendo su quattro settori: il mare,
la meccanica, l'ICT e il legno. Attraverso i Poli, la Regione ha
risposto alle esigenze di formazione tecnica superiore dei
rispettivi comparti, attivando un modello virtuoso basato su due
considerazioni principali: è il territorio che esprime i bisogni di
professionalità, è nel territorio che sono presenti tutti gli
attori che devono contribuire a organizzare e a governare l'offerta
formativa locale.
Nel 2009, terminato il triennio sperimentale, la Regione ha
riproposto tale modello, ampliandolo (oggi in Friuli Venezia Giulia
è presente anche il Polo formativo dell'industria agroalimentare) e
perfezionandolo, con la possibilità di attivare, rispondendo così
in maniera più ampia, diverse tipologie formative.
Per quanto attiene al Polo per lo sviluppo dell'economia del
Mare e al contesto in cui esso si inserisce, dobbiamo partire dalla
considerazione che in Friuli Venezia Giulia le attività
economico/produttive collegate al mare, dalla cantieristica navale
(basti pensare alla presenza di FINCANTIERI) ai servizi portuali,
dal trasporto marittimo alla nautica da diporto, rappresentano
storicamente assi portanti dell'economia regionale.
Si tratta di un comparto che, pur articolato in filiere
produttive fortemente diversificate, sia dal punto di vista
territoriale che delle tecnologie produttive che
dell'organizzazione di impresa, contribuisce significativamente
alla competitività attuale e potenziale del nostro territorio.
A ciò si aggiunga la costituzione e l'avvio operativo di
DITENAVE, straordinario strumento per supportare il conseguimento
di livelli superiori di competitività tecnica ed economica dei
settori cantieristico e nautico, cui il Polo è strettamente
collegato per assicurare la realizzazione delle attività formative
attraverso un'interazione sistematica finalizzata a individuare i
fabbisogni formativi, la programmazione e la promozione delle
attività.
Insomma, la presenza sul territorio di realtà industriali forti,
storiche e importanti; un collegamento stretto con DITENAVE che
assicura condivisione di azioni, scambio di informazioni,
individuazione di soluzioni innovative; una partnership che vede
operare insieme il sistema delle Università, delle Imprese, della
Ricerca, delle Scuole Superiori e degli Enti di Formazione; una
dotazione di risorse economiche importante (quasi cinque milioni di
euro nel triennio) e la possibilità di intervenire su tutta la
filiera formativa, rappresentano elementi di indubbio valore per
percorrere la sfida affidata a progettoMare: intercettare
le nuove tendenze, attivare un processo continuo di generazione di
conoscenze, condividere e diffondere le esperienze attraverso nuovi
metodi di lavoro, nuove regole e nuove norme operative, contribuire
allo sviluppo della nostra Regione.
L'offerta formativa è molto ampia e articolata. Quali
sono stati i criteri adottati per la creazione dell'attività di
formazione?
La mission di progettoMare è lo sviluppo del capitale
umano a livello regionale nell'ambito dei vari comparti
dell'Economia del Mare; il raggiungimento di tale obiettivo è
assicurato dalla partnership alla quale è stata affidata la
realizzazione delle attività previste dal Polo Formativo e dal
collegamento con DITENAVE.
Abbiamo lavorato con attenzione per stabilire corretti criteri
di individuazione dell'offerta formativa: siamo partiti però dalla
convinzione che sono le competenze delle risorse umane
impiegate/impiegabili nei processi produttivi il principale focus
sul quale si dovevano sostanziare le attività del Polo Formativo;
le competenze come risultato di un processo d'integrazione tra
formazione, ricerca e innovazione, che consentisse altresì di
sostenere il trasferimento dei risultati della ricerca e
dell'innovazione tecnologica all'interno delle imprese del
settore.
Innanzitutto abbiamo stabilito, per le aree economiche di
intervento (dalla cantieristica alla pesca) di attivare una varietà
molto ampia di tipologie di attività formative (da quella di base a
quella specialistica; da quella individuale a quella più classica
d'aula per gruppi omogenei); successivamente abbiamo individuato le
tre categorie su cui intervenire: lo sviluppo delle risorse
umane (per garantire il mantenimento e lo sviluppo dei
livelli di competenza delle risorse umane); il sostegno
dell'innovazione (per sviluppare nuovi profili tecnologici
e organizzativi a sostegno dell'innovazione) e lo stimolo
dell'innovazione (per stimolare la domanda/offerta di
innovazione all'interno del comparto). Abbiamo quindi
distribuito gli interventi formativi nelle tre categorie
incrociandoli con le aree (dalla progettazione ai test di collaudo,
senza tralasciare le tecniche gestionali) che rappresentano gli
ambiti e le funzioni di lavoro di un'impresa industriale. Ne è
uscita una doppia matrice, che rappresenta una sorta di "geometria
della formazione", atta a rispondere in maniera coerente, con
strumenti formativi corretti, alle diverse istanze degli
utenti.
Per definire la strategia e le modalità di intervento è
fondamentale il rapporto con le realtà che danno vita al comparto
del mare: come è stato organizzato il contatto con il territorio e
le aziende del comparto? Si possono evidenziare delle priorità
trasversali in termini di innovazione e fabbisogni
formativi?
Il contatto con il territorio, il rapporto continuativo con le
realtà produttive in esso operanti, il dialogo costante con gli
attori del comparto e l'interlocuzione con i partner del Polo
rappresentano elemento centrale di successo di
progettoMare. In fase di progettazione, abbiamo dedicato
molto spazio di riflessione su quest'argomento, convinti che
soltanto analisi mirate e aggiornate consentano di centrare gli
obiettivi che ci siamo dati; agire in modo virtuoso senza mai
lasciare il passo a improvvisazioni, cercando sempre e soltanto di
dare avvio e realizzazione, nei tempi e con le modalità giuste, a
percorsi formativi che rappresentino risposta reale ai fabbisogni
espressi dal territorio. Si è partiti quindi dall'esigenza di
costituire un Osservatorio delle competenze e dell'analisi del
fabbisogno formativo e di innovazione che, con cadenza semestrale,
sia in grado di fornire la mappatura dei fabbisogni in Regione, con
riferimento alle tre categorie che ho richiamato rispondendo alla
domanda precedente: lo sviluppo delle risorse umane il sostegno
dell'innovazione e lo stimolo dell'innovazione.Dall'analisi
dello stato dell'arte e dello sviluppo del comparto
assieme a quella dei processi e delle competenze
deriva l'indicazione del fabbisogno formativo che il settore
richiede per il mantenimento degli standard professionali e lo
sviluppo delle risorse umane; dal Panel con le imprese e
dallo scouting tecnologico (che permetterà di costituire e
aggiornare costantemente l'Albo degli esperti cui
rivolgersi per trasferire in loco il know-how) deriva l'indicazione
del fabbisogno formativo a supporto dell'innovazione che le aziende
del comparto hanno già deciso di adottare o che dovranno adottare a
breve; dalla Ricerca applicata nel settore dell'economia
del mare che fornisce indicazioni sul futuro, sulla
potenziale evoluzione strategica delle aree di business, attivata
con un criterio di selezione ed enucleazione di specifici "temi" o
"ambiti" di innovazione tecnologica ritenuti ad alto valore
aggiunto in termini di interesse e trasferibilità verso il tessuto
economico regionale deriva l'indicazione del fabbisogno
formativo a stimolo dell'innovazione che le aziende del
comparto (ma non solo) possono recepire al fine di acquisire
vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti nel campo
dell'innovazione tecnologica. Credo molto in questo metodo di
lavoro che ritengo possa dare risposte chiare alle imprese e ai
loro collaboratori nell'investimento formativo; aggiungo e
sottolineo il valore della presenza in partnership di
progettoMare delle principali associazioni di categoria a
livello regionale, delle università, delle imprese e degli enti di
ricerca a garanzia degli obiettivi di analisi prefissati.
Quali sono i punti chiave per la creazione di quelle
figure professionali che contribuiscono alla continuità della
tradizione del settore e, allo stesso tempo possano favorire
l'aumento della competitività del territorio?
Partiamo dal presupposto che il lavoro del domani richiederà
sempre più competenze tecniche avanzate, in aggiunta alle capacità
più generali di analisi e comunicazione, alle conoscenze
informatiche e allo spirito di squadra.
Ebbene, se vogliamo davvero preservare e sviluppare il comparto
del mare nel nostro territorio valorizzandone storia e cultura e se
vogliamo davvero intervenire con lungimiranza nella preparazione
dei profili professionali necessari, dobbiamo facilitare la
transizione scuola-lavoro, promuovere l'istruzione
tecnico-professionale, incoraggiare l'utilizzo dell'apprendistato,
ripensare i tirocini formativi, incoraggiare i percorsi
individuali, attivare strumenti di coaching, rinnovare il ruolo
della formazione universitaria e favorire l'apertura dei dottorati
di ricerca al mondo delle imprese.
Dobbiamo dunque rendere più flessibili i percorsi formativi
favorendo una reale integrazione tra scuola/università e impresa.
Dobbiamo favorire la conoscenza, agire sin dalla fase di
orientamento con più efficacia, aprire ai giovani le porte delle
imprese e dei cantieri, piccoli o grandi che siano, far loro
comprendere il valore dei prodotti locali.
Dobbiamo garantire la formazione continua che consenta
l'aggiornamento costante dei lavoratori del mare a tutti i
livelli.
A mio avviso, il canale principale resta la formazione
professionale, integrata con le scuole quinquennali di settore, che
arruola i ragazzi dai 14 ai 18 anni, ma sarebbe importante
affiancare al percorso anche specifiche scuole di formazione (ce ne
sono in altri settori) che consentano ai giovani che hanno
frequentato studi classici, scientifici, artistici o di altro tipo
di avvicinarsi comunque ai mestieri del mare, dove esistono profili
e saperi antichi di eccellenza che stanno scomparendo.
progettoMare risponde a moltissime delle questioni che
ho sopra evidenziato; valuteremo assieme i risultati che saprà
raggiungere.
Target diversi: aziende e persone. Quale sono i punti di
forza per entrambi in tema di formazione? Perché è importante fare
formazione?
Quando parliamo di formazione, parliamo di un progetto educativo
e culturale, di un impegno che deve essere quotidiano, orientato al
raggiungimento e al miglioramento delle competenze professionali,
vissuto sempre come una straordinaria opportunità di cambiamento.
Vale per le imprese, vale per ognuno di noi.
Mi sia consentito però soffermarmi con maggiore enfasi, in
chiusura di questa intervista, sul ruolo della formazione
professionale, che poi è l'ambito di riferimento di
progettoMare.
La formazione professionale è un valore, è un diritto sancito
dalla Costituzione, è crescita per ogni cittadino. Contribuisce da
sempre a sanare situazioni di disagio, ad arginare il fenomeno
dell'abbandono scolastico, a restituire progettualità a chi si
trova nella condizione di dover entrare o rientrare nel mondo del
lavoro. La formazione professionale è un importante volano per lo
sviluppo del nostro territorio e per la sua coesione perché senza
formazione non si crea competizione tra imprese, non si migliora la
qualità dei prodotti, non si fa sviluppo, non si innova. La
formazione professionale è un vero ammortizzatore sociale, cardine
delle politiche attive di welfare. Senza formazione la precarietà e
l'instabilità sono destinate a crescere, perché ogni cambiamento o
aggiornamento nei processi lavorativi rischia di tradursi in un
grave problema sociale. La formazione professionale lavora in rete
con il territorio; costruisce lavoro, interviene nei progetti di
vita di chi a essa si rivolge, risponde a esigenze specifiche delle
imprese e degli operatori economici, avvicina il mondo del lavoro a
quello della scuola, dell'università, delle imprese e della
ricerca.
Accedere alla formazione in particolare nei periodi di crisi
come quello che stiamo vivendo significa non disperdere conoscenze,
competenze e abilità utili da un lato al singolo soggetto e alla
sua occupabilità, ma anche altrettanto utili alle imprese in
termini di adattabilità dei lavoratori ai nuovi sviluppi del
sistema produttivo.
Fare formazione è crescere. Che poi è l'obiettivo di tutti.
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